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AVeva ragione sanguineti: ripristinare l’odio di classe!

Ho sovente concesso “l’onore della mia penna” a personaggi non soltanto deleteri per la vita sociale del Paese, ma personalmente detestabili, quali, per fare due nomi obbligatori, Matteo Renzi e Matteo Salvini. Ho già messo sulla graticola Silvio Berlusconi, più e più volte. Ma erano (ahinoi, sono tuttora) tutte figure che fanno politica, a prescindere dal loro retroterra e orientamento.

Stavolta, ed è la prima volta, addito alla pubblica ignominia, non un politico, e neppure un intellettuale (sono tanti coloro con cui ho polemizzato in un passato anche recente, certo…), bensì un imprenditore: o meglio un finanziere, uno che crea ricchezza, innanzi tutto propria, senza rimetterci un euro, uno che ha realizzato un impero nel settore dei media, senza denaro proprio, un impero sui debiti, come al loro tempo altri prima di lui avevano fatto, da Angelo Rizzoli a Luca di Montezemolo a Roberto Colaninno, i quali tuttavia avevano un certo “pedigree” culturale, e imprenditoriale.

Qui siamo davanti semplicemente a un signor Nessuno che tale sarebbe rimasto, a dispetto della sua laurea in Economia e Commercio alla Bocconi (tra gli economisti “seri”, peraltro si vocifera che i “bocconiani” sono sempre stati i peggiori!), se non avesse fatto l’incontro decisivo della sua vita, ovviamente sulla via di Segrate, con tale Silvio Berlusconi, diventandone collaboratore e addirittura assistente personale. Troppo ambizioso per essere un n. 2, il dottor Urbano Cairo – è lui il protagonista del nostro apologhetto – con tenacia e abilità, e soprattutto in barba alle leggi (fu condannato nell’ambito delle inchieste di Tangentopoli a ben 19 mesi, per falso in bilancio, appropriazione indebita, false fatture: un bel pedigree, non c’è che dire) si è fatto strada, come suol dirsi. E con indubbio fiuto, e una montagna di spregiudicatezza, è riuscito a diventare padrone della rete televisiva 7 e 7d, del “Corriere della Sera”, oltre che di testate minori e di rotocalchi scandalistici, di una casa editrice, e della squadra di calcio del “Torino”.

Ebbene il dottor Urbano Cairo – ha messo in Rete, o qualcuno lo ha fatto, per lui che poi ha dichiarato trattarsi di un video da non pubblicare…– un video grottesco, quasi caricaturale, eppure autenticissimo. Un video in cui il padrone del primo o secondo impero mediatico italiano, incita i suoi collaboratori all’aggressività, a piazzare i prodotti dell’azienda, a non avere esitazioni o timidezze. Telefonate, andate, non perdete tempo in riunioni, producete! Vendete! E snocciola cifre e dati, per dimostrare quanto l’intraprendenza del piazzista possa portare a grandi risultati. Cairo dice e ripete, quasi danzando sulle sue lucidissime scarpe di vernice, in camicia (senza giacca come usa oggi tra gli “influencer”) e cravatta (rigorosamente stretta, secondo gli ultimi dettami della moda) che le cose vanno benissimo, ma possono andare ancora e sempre meglio. Andate e vendete: che cosa? Sostanzialmente spazi pubblicitari: ecco la finanza che produce ricchezza, per chi la ha, la finanza che non crea lavoro autentico, la finanza che vive parassitariamente, e ingrassa il finanziere che tutto è salvo, che un imprenditore, almeno non nel senso classico. Già Antonio Gramsci distingueva le due figure, esprimendo rispetto per la prima, colui che crea lavoro, ma soprattutto crea qualcosa di non effimero, imprese, fabbriche, colui che costruisce frammenti di tessuto economico che, domani, nella società socialista, torneranno utili, mentre esprime il suo totale disprezzo per la seconda figura, il parassita della finanza. Decidete voi in quale categoria rientri Urbano Cairo.

Ma ciò che è più grave è la collocazione temporale di questo video, che è stato girato e postato nel momento più drammatico della crisi del Coronavirus. Ebbene questa crisi, questo periodo a dir poco terribile per l’Italia e gran parte del mondo, stando al fantasmagorico discorso di Cairo è una grande opportunità: come egli dice ai suoi collaboratori, ai suoi piazzisti, il momento è meraviglioso, si fanno affari d’oro, la gente sta a casa, la gente guarda più di prima la tv, la gente compra quotidiani e rotocalchi… e il fatturato cresce, cresce, cresce, e gli investitori (e li elenca!) comprano pubblicità sulla carta o sullo schermo, o sul web. E i profitti salgono. Non sia mai che il virus venga sconfitto! E dato che ciò potrebbe accadere, presto o tardi (noi speriamo prestissimo ma dobbiamo ritenere che lui non sia d’accordo), è bene battere il ferro finché è caldo.

Al di là dell’orrore, il video è meritevole in sé stesso: guardatelo. Sta già imperversando sulle reti sociali. Guardatelo, è istruttivo, anche come esempio delle nuove strategie economiche che sono strategie di comunicazione, in forma che può essere definita “spettacolare”. È vero: il protagonista è talmente “esagerato”, che si potrebbe dedurre si tratti di una caricatura. Un imitatore. Invece no. Tutto autentico, tutto terribilmente vero.

Guardandolo, quasi affascinato, sentivo risonare nelle mie orecchie le grasse risate degli “imprenditori” dell’Aquila nei giorni successivi al terremoto. Orrore e raccapriccio.

Questa è la classe dirigente italiana nella sua perfetta espressione: speculatori, spesso rozzi, spesso ignorantissimi, sempre cinici, che non hanno che un orizzonte: il denaro, da accumulare alla svelta, da moltiplicare, per sé e le famiglie e “i famigli”, il denaro quello accumulato spesso senza neppure investire. Sono i “capitani coraggiosi” secondo una infelicissima e sbagliatissima formulazione di Massimo D’Alema. Sono i devastatori del tessuto economico produttivo sano del Paese, e i creatori dell’economia virtuale, della finanza immateriale, quelli che hanno cancellato l’etica dell’impresa e persino quel po’ di etica della finanza. Sono coloro che restano a galla quando gli altri affondano. Sono quelli che mangiano brioches, quando al popolo manca il pane.

Guardate il video. Il suo protagonista, davanti alle proteste ha cercato di spiegare, attutire, ma alla fine ha rivendicato il proprio modo d’essere “imprenditore”, e le proprie modalità di comunicazione. Dunque non gli faremo torto se affermiamo che quel video rivela, nella sua “spontaneità”, un mondo, un’antropologia, una cultura. In quel video troviamo la rappresentazione corporea (i gesti la voce la postura l’abbigliamento, prima ancora degli stessi contenuti del discorso, da capo commerciale di un’azienda di servizi che si rivolge ai suoi venditori…) del “nemico”. Quello verso il quale l’indimenticabile e insostituibile Edoardo Sanguineti, ebbe a sentenziare: va ripristinato l’odio di classe.

ecco il link

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/03/29/fatturo-col-covid-19-il-video-piazzista-di-cairo/5752843/amp/?fbclid=IwAR2dRmGEdDCpR7gDPN9uX3NxvcujMiiQae5lXY0E72-laEbkvQHgPbexDi4#referrer=https://www.google.com

Angelo d’Orsi

(Pubblicato su “MicroMega” on line, il 30 marzo 2020– L’immagine ritrae Urbano Cairo in un fotogramma del video “auto-promozionale”)