Scene di un genocidio in atto

Le abbiamo viste scene così: soldati armati fino ai denti che entrano in luoghi protetti (scuole, templi religiosi, ospedali…), brutalizzano persone inermi, malate, ferite, bambini, addetti al culto, personale medico e paramedico, interrogano con arroganza e ricorrono alla violenza anche estrema a proprio piacimento.

Soldati che impartiscono ordini indiscutibili, minacciano, deportano, colpiscono, ammazzano. Abbiamo visto queste scene, le abbiamo viste al cinema, tranne i più anziani tra noi che forse le hanno viste, direttamente, con i propri occhi, o addirittura subite. Era nella Seconda guerra mondiale e i soldati erano quelli della Wermacht, l’esercito tedesco occupante in vari paesi, e in Italia li abbiamo provati, come abbiamo provato anche i bombardamenti degli Alleati, “i liberatori”.

Ma non avevamo visto, neppure in film dell’orrore, neonati lasciati morire nelle incubatrici perché un esercito occupante ha tagliato l’elettricità, malati lasciati morire perché un esercito occupante ha bloccato l’arrivo di merci nel Paese, compresi farmaci, feriti lasciati morire di setticemia perché un esercito occupante impedisce l’arrivo di strumentazione, di bende, di disinfettanti, oppure feriti operati senza anestesia, perché un esercito occupante impedisce l’ingresso nel Paese occupato di anestetici.

L’elenco può continuare, un elenco terrificante, perché quello che sta accadendo a Gaza non ha precedenti, se non in quella “guerra totale”, nella quale le truppe germaniche si macchiarono di orrendi crimini. Ma era una guerra, e i crimini erano distribuiti, in certa misura da ambo le parti, e i liberatori alla fine ricorsero all’arma suprema, l’atomica contro due città del Giappone. Ma oggi non è una guerra, oggi è semplicemente un genocidio deliberato. Gli avvenimenti del 7 ottobre, nella loro ferocia (ma ci sono tante false notizie e false immagini che circolano, e non possiamo dimenticare che sono anche una risposta all’occupazione e all’oppressione che dura da tre quarti di secolo) non possono giustificare questa mostruosa “vendetta” (è la parola usata dai leader israeliani, incredibilmente).

Quello che è in corso a Gaza (e in parte anche in Cisgiordania) è la “soluzione finale” del problema palestinese, come alcuni decenni or sono altri avevano escogitato una “soluzione finale” per gli ebrei. Gli orribili paradossi della storia, il rovesciamento dei ruoli, le vittime che si trasformano in carnefici. Cambiano le modalità, le tempistiche, le tecniche, ma siamo al cospetto di una situazione che non trova alcuna giustificazione, sia per quanto concerne gli occupanti che stanno massacrando gli occupati, e devastando la loro piccolissima patria, già sottoposta a un blocco illegale che sta martoriando da quindici anni 2.200 mila esseri umani; sia per quanto concerne il mondo “civile”, la cosiddetta “comunità internazionale”, ossia i potenti dell’area euroatlantica, che si sta rendendo complice dell’occupazione e del massacro.

Sono affranto, ma sono anche furioso, e mi chiedo che cosa possiamo fare, tutti noi, tutti coloro che provano sdegno e collera davanti alle notizie da Gaza. E chiedono, pretendono, gridano: CESSATE IL FUOCO, SUBITO! Il resto verrà dopo. BASTA COL MASSACRO, ORA. BASTA!

(Nell’immagine una istantanea dei soldati israeliani che invadono, la mattina del 15 novembre quel che rimane dell’ospedale al Shifa, dopo i loro bombardamenti e cannoneggiamenti: Fonte “Il Post”)

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